Negli ultimi tre mesi si è fatto spesso riferimento a questo “effetto rimbalzo” che sembra aver dato nuovo slancio al mercato ottico.

A mio avviso tale fenomeno era, certamente auspicabile, ma anche prevedibile; il nostro settore gode della straordinaria caratteristica di vendere prodotti “necessari”. Chi ha un difetto visivo può, sicuramente, posticipare l’acquisto del mezzo di correzione ma non può certo rinunciarvi.

Recentemente Giuseppe Stigliano, CEO di Wunderman e voce autorevole della comunità internazionale di Marketing, ha definito quattro categorie di prodotto che si sono configurate a seguito della pandemia da Coronavirus: beni di primaria necessità, i prodotti “coccola”, tutto ciò che è posticipabile, ed il lusso.

La sfida futura del nostro mercato sarà quella di far percepire il prodotto “occhiale” sempre di più come bene necessario, ma anche come una “coccola”, un modo per appagare un desiderio edonistico nella sua più intima espressione greca che riporta al concetto di “piacere” e “piacersi”.

La distribuzione ottica vive un momento di riflessione che porterà, inevitabilmente, a profondi cambiamenti dettati da nuove dinamiche di consumo dalle quali non possiamo e non dobbiamo sottrarci! In questo scenario chi vorrà trasformarsi da “bottega ottica” ad “imprenditore ottico” dovrà affrontare un preciso percorso che parte dalla capacità di individuare i valori che caratterizzano la sua Impresa e che lo rendono “rilevante” per i consumatori. Individuato l’insieme valoriale, si dovrà fare una promessa ai propri clienti ed avere il coraggio di mantenere un posizionamento chiaro che possa identificare il brand del Centro Ottico.

Tom Peters, il “padre” del Marketing moderno, nel 1997 ha coniato il concetto di “brand called you” che vuole esprimere l’importanza di dare valore al brand personale e di renderlo l’asset vincente per la propria impresa.

Il mercato dell’ottica deve “alzare l’asticella” e guardare ad altri settori, fare sistema e comunicare in maniera sinergica. Le strategie di breve periodo sono anacronistiche, si deve adottare una visione di medio-lungo periodo che porti l’intero comparto ad evolversi.

Per concludere, quindi, viviamo l’effetto rimbalzo come una buona opportunità per ripartire con la “fredda consapevolezza” che sarà necessario cambiare.

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