La società moderna impone un approccio alla vita molto pragmatico e spesso ognuno di noi è portato a ragionare per obiettivi. La frenesia del nostro tempo ha reso tutto estremamente programmato e programmabile, ma questo nuovo modo di interpretare la nostra esistenza può essere un ostacolo ?
Il porci solo degli obiettivi ci ha fatto progressivamente perdere la capacità più straordinaria che abbiamo, quella capacità che i nostri antenati racchiudevano in un mondo mistico e contemplativo e che ci ha consentito di evolvere fino ad oggi: la nostra capacità di essere visionari!
La parola “visionario” oggi è usata ed abusata, siamo tutti convinti che “visionari” siano persone come Steve Jobs o Richard Branson.
Bene ! Voglio darvi una buona notizia ! Siamo tutti visionari ! Abbiamo semplicemente perso la nostra capacità innata ed ancestrale di comunicare i nostri sogni ed i nostri desideri attraverso le immagini.
Le tribù indiane comunicavano attraverso le immagini, prevedevano il futuro attraverso l’interpretazione dei sogni e la massima espressione di questo era il Totem, che spesso raffigurava l’albero genealogico della tribù. L’appartenenza ad un determinato rango sociale aveva grande importanza, i capi tribù usavano le raffigurazioni del Lupo, dell’Aquila, dell’Orso e dell’Orca per sfoggiare i loro legami di parentela con la mitologia degli indiani. Le immagini, le raffigurazioni ed i simboli avevano un’importanza centrale e già allora semplici tronchi di cedro, nelle mani di sapienti scultori, si trasformavano in storie fantastiche fatte di figurazioni simboliche tratte dalla vita e dalle leggende.
Molti di voi avranno certamente sentito la parola “Totem”, tuttavia solo alcuni ne conoscono il reale significato. Il cinema ha fatto sì che la si associ alle tribù indiane d’America. Il totem o un elemento totemico può avere grande valore simbolico e rappresentare l’essenza di un clan, di una famiglia. Le antiche tradizioni degli indiani d’America sostengono che ogni individuo è connesso a nove differenti guide spirituali che entrano ed escono dalla vita in differenti momenti della nostra esistenza.
Vi starete domandando: “…ma tutto questo cosa ha a che fare con l’essere visionario ?” Bene direi moltissimo ! Stiamo vivendo un cambiamento epocale, le nuove tecnologie della comunicazione hanno creato forme moderne di aggregazione sociale e dopo decenni di individualismo, stiamo riscoprendo la “piazza” che non è più un luogo fisico, ma un “non luogo” dove ognuno può proiettare una propria rappresentazione di sé. In questo nuovo paradigma il ruolo dell’immagine”, nella sua accezione più ampia del termine”, ricopre un ruolo centrale.
Essere visionario non vuol dire rompere gli schemi, cambiare rotta o uscire dalla propria comfort zone ! Queste sembrano più “frasi fatte” che ci piace raccontare al bar il sabato sera davanti ad uno spritz per sembrare più “smart”, o per alleviare una giornata andata storta.
Perché amiamo i visionari ? Forse perché hanno successo ? Assolutamente No ! Siamo attirati da loro perché hanno una “visione”, “guardano avanti”, anticipano i tempi”.
Ma cosa vuol dire avere una visione ? Provate a pensare a quando eravate bambini e magari con un trenino giocattolo costruivate mondi fantastici, inventavate storie infinite, in pochi attimi la vostra mente cambiava scenario per dare vita ad un nuovo set nel quale creare nuovi mondi. Il potere dell’immaginazione rende capaci noi adulti di fare nuovamente nostri i poderosi mezzi dei bambini e sfruttarli al meglio grazie ad un bagaglio esperienziale . Ragionare come un bambino ci riporta ad uno stato molto più prossimo a quello delle tribù indiane d’America dove sogni ed immaginazione scandivano l’esistenza di ogni individuo. Quindi, come fare per diventare visionari? Molto semplicemente, come si acquisisce una forma di pensiero così aperta da non considerare la vista l’unico strumento per “vedere”?
Provate a cambiare il vostro punto di osservazione ed immaginate di vedere voi stessi, la vostra azienda, il vostro prodotto, e cominciate a “smontare” e “rimontare” ciò che vedete dando spazio all’immaginazione per arrivare a far “vivere” la vostra idea. Questo esercizio è valido in tutti gli ambiti, dalla vita privata per arrivare alla gestione della vostra impresa, passando per la vostra capacità d’inventare prodotti o servizi innovativi.
Il visionario è colui che riesce a rendere semplice il complesso, a riportare tutto alla singola unità. Nella società postmoderna è fondamentale avere una “rotta” chiara, laddove abbondano gli obiettivi e le informazioni, è determinante poter dire NO! Questo approccio, inoltre, aiuta a razionalizzare sforzi e risorse che appaiono sempre più limitate.
Questa capacità di visione l’abbiamo innata è dentro ognuno di noi ed affonda le proprie radici nel nostro più lontano passato. I nostri antenati, anche quelli più recenti, hanno dato spesso ampia testimonianza di questo ! Mi affido nuovamente alle tribù indiane per raccontare la vicenda di due visionari che hanno cambiato la storia.
Tra le figure emblematiche della storia dei nativi americani vi è quella di Toro Seduto e Cavallo Pazzo, i condottieri venerati dalla tribù dei Sioux, le cui gesta divengono note in tutto il nord America, tra l’Atlantico ed il Pacifico. Eppure a metà del 1800 la comunicazione non viaggiava su cavi a fibra ottica, ma attraverso i suoni dei tamburi e grazie alle narrazioni intorno al fuoco contemplando il totem che raffigurava le gesta in battaglia dei due eroi.
Nel 1876 Toro Seduto e i Sioux dichiarano guerra agli statunitensi. Oltre tremila uomini di Cavallo Pazzo affrontano la fanteria di Custer, sconfiggendola (la famosa Battaglia di Little Bighorn). Toro Seduto non prende parte alla battaglia in prima persona, affidando il comando delle operazioni a Cavallo Pazzo, a seguito di una visione che aveva avuto poco tempo prima.
“Una visione molto grande è necessaria e l’uomo che la sperimenta, deve seguirla come l’aquila cerca il blu più profondo del cielo”
(Cavallo Pazzo, capo Sioux)